FURGONE PIEMONTESE PER IL TRASPORTO DEI MEDICINALI
di Andrea Casati
Fu il barone Dominique Jean Larrey, chirurgo francese al seguito dell’armata napoleonica, ad introdurre il moderno concetto di ambulanza come mezzo adibito al trasporto dei feriti sui campi di battaglia. Nel 1792 le sue ambulanze volanti, le quali, oltre al personale di assistenza, comprendevano anche un carro di materiale sanitario e sei vetture a 4 ruote, trainate da cavalli, pel trasporto dei feriti.
Egli ne assegnò una a ciascuna divisione. Ben presto le altre nazioni imitarono l’ambulanza francese.
L’evoluzione di questo tipo di veicoli procedette di pari passo con il perfezionamento del soccorso sanitario sui campi di battaglia della guerra di Crimea (1854-1856), durante la quale ogni paese cominciò a sviluppare tecniche di soccorso differenti.
Il sistema che riscosse più successo fu quello che Florence Nightingale mise a punto per l’esercito inglese e che riconosceva che “un trasporto soddisfacente di ammalati e feriti è il primo requisito per salvare loro la vita”.
L’esercito piemontese, oltre alle ambulanze divisionali, istituì anche ambulanze di battaglione, costituite di uno o due ufficiali medici, di personale di assistenza, di portaferiti, e di uno zaino di sanità come materiale, e ambulanze reggimentali, aventi come materiale una coppia di cofani di sanità o furgoni per il trasporto dei medicinali e del materiale sanitario accompagnate da un certo numero di barelle, trasportate su una carretta da battaglione.
Questi furgoni erano carri a quattro ruote, in legno non verniciato ed erano dotati di una cassetta con copertura per il conduttore trainati da due cavalli, con i cassoni organizzati in stipetti e cassettiere in cui erano posti i materiali sanitari per il primo soccorso sui campi di battaglia.
L’uso di questi mezzi proseguì anche dopo l’istituzione delle ambulanze della Croce Rossa che avevano la funzione di centro di prima medicazione o di trasporto dei feriti presso gli ospedali militari.
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